mercoledì 31 gennaio 2024

Scott Speed carbon RC, primo contatto

Se non sei buono, lascia perdere!

Questo mi hanno sbattuto in faccia queste Scott piastrate da gara!



Se le cugine Pursuit non mi hanno emozionato, bhe, queste non si può dire che non abbiano carattere! O le si ama o le si odia.

La forma è tutto sommato convenzionale, con una tomaia molto traspirante, una linguetta sottile e leggerissima rinforzata dove necessario, due sottili fasce elastiche a tenerla in posizione ai lati del piede. 

La scarpa è leggera, l'intersuola con anima in carbonio è rigidissima e preoccupa da subito.
La suola, solo sui punti di attacco e uscita della rullata, sul tallone e sulla punta, è un di una gomma che pare resistente, ma al contempo grippante.

I lacci come nelle Pursuit, non mi hanno convinto. Sono scivolosi e chiedono il doppio nodo. Poi partono troppo in alto. Vorrei dessero la possibilità di stringere meglio anche l'avampiede. La calzata tuttavia è comoda, un po' più asciutta delle Pursuit, ma non fasciante. Non mi ha dato problemi.

Al contrario dei primi passi...: -Diobo mi son comprato degli zoccoli! - ho pensato per i primi chilometri di riscaldamento!
Le scarpe non flettono nulla, non ammortizzano niente. Clap! Clap! Clap!
Degli zoccoli! Avete presente quelli di legno, con le due traversine sotto, infradito, che si vedono nei film giapponesi! Quelli di Ghemon? Ecco! Quelli ho pensato di aver sotto i piedi!

Belli eeh!!! Di un giallo fluo cattivissimo, appena mitigato da una discreta linea nera. La versione running dei mitici sci Volkl! Un attrezzo che grida al mondo che sei uno sportivo di razza! Un Racer! Spostatevi tutti cazzo!
Però...., se non siete dei Racer veri, come me, attenzione che ad averle ai piedi peccate di tracotanza, e fate la figura di Danny de Vito a braccetto con Sharon Stone....!
Perché sono esattamente le scarpe sfrontate ed estreme che promettono di essere! E se non siete all'altezza avete un problema.

Così ho trascorso i primi chilometri a pentirmi dell'acquisto. - Ora comprendo perché erano in offerta! - dicevo tra me e me cercando di scaldarmi nel freddo pomeriggio. - Ma dov'è la doppia anima di cui ho letto nelle poche recensioni trovate on line...?- Mi ero esaltato alla notizia che la loro piastra è ingegnerizzata per flettete con forze diverse a seconda del passo... Più flessibile al trotto, più rigida al galoppo... Io tuttavia, mentre trotterellavo a 5:20 al km,  questa caratteristica non l'ho sentita.
Ho trovato una scarpa secca, rigidissima, stabile, che deve essere portata di avampiede con la padronanza di una buona tecnica. Se sbagli e vai per tallonare, ti sembrerà che manchi suola. Se metti il piede troppo avanti, non comprimi la piastra e lei non ti da nulla. La rullata non è contemplata.
È una scarpa fisica, analogica, affaticante. Mentre la portavo ho sentito tutto il superlavoro di compensazione dei polpacci  e soprattutto dei quadricipiti. E dopo anni anche il mio piriforme non si lamentava, pure lui ha avuto qualcosa da dire.

Certo, volendo contestualizzare, non sono in forma smagliante, le gambe un po' contratte e i miei annetti iniziano a farsi sentire, però indubbiamente la scarpa non è cushion, per usare un eufemismo! 

Poi ho iniziato con le ripetute: 10 da 300 recupero 300. La prima come sempre prudente. La sensazione a 4.30 è già migliorata, ma ancora la rigidità la percepivo distinta. Seconda ripetuta. 4.20. bene dai! Appoggio neutro, la spinta si sente, anche se non c'è quel ritorno definito e un po' scomposto che mi davano le Endorphine le prime volte di utilizzo, la scarpa inizia a lavorare. Anche chi è rigido come me fa fatica a tallonare, i 5 mm di drop sono veri e il tallone sfiora solo l'asfalto. Mi sento sicuro e ben supportato e inizio a prendere confidenza con l'appoggio consistente, ma solido. Sento bene la strada. Terza ripetuta. Scendo ancora qualche secondo. Sai che mi piace? Butto un altro po' il peso in avanti e lascio girare le gambe. La leggerezza lascia il passo assolutamente neutro. Il grip è ottimo. Nessuna dispersione di energia. Non mi accorgo di allungare la ripetuta di cinquanta metri. Figata!
Eccola qui! Mica si chiama speed carbo rc per nulla... Devi andarci veloce e lei ti asseconda al meglio. Non è fatta per altro.
Non ha la duttilità della Novablast, nè la morbidezza reattiva ma un po' instabile delle Endorphine, e tantomeno la tolleranza della Fly 3, che tuttavia è certamente meno veloce e leggera.
Facendo un paragone automobilistico, è una cazzo di formula uno stradale. Non è una Porsche, che ti fa il giro veloce del Nurburgring così come la spesa al supermercato con la stessa impassibilità... No, qui puoi esprimere tutto il tuo potenziale, ma quando finisce la sparata, ti ciucci anche tutti gli scossoni della corsia box.

Morale della favola, dovevo fare 10 ripetute, invece ho tirato l'undicesima a 4 solo per il gusto, perchè è lì che da li meglio. Io invece avevo finito, esercizi ed energie. 
Così ho impostato un defaticamento che si è ben presto trasformato in una mezza penitenza, perchè rientrando a 5:10 verso casa, è tornato quel clappete clappete di zoccoli schiaffati sull'asfalto e la sensazione di  provare a prender sonno su una panca di legno.

Specialistiche.



martedì 23 gennaio 2024

PROVA SCOTT PURSUIT

 


Oggi ho provato le nuove scarpe Scott Pursuit.
Le ho comprate a scatola chiusa approfittando di un’offerta davvero allettante, ignorando della loro esistenza, solo dopo aver avuto analoga fortuna con le sorelle da gara Speed Carbon RC, anche per garantirmi una scarpa meno specifica per gli allenamenti quotidiani.
Prima di effettuare l’acquisto ho fatto qualche indagine ricavando buone impressioni generali.
Mi aspettavo una scarpa neutra mediamente protettiva.

Primo impatto
L’estetica non è coinvolgente: l’intersuola non particolarmente sagomata e la zona sotto l’arco plantare molto piena non me la rendono attraente. Inoltre la larghezza è superiore a quanto mi aspettavo. Diciamo che è in linea con le tendenze attuali, che vogliono un’intersuola piuttosto alta e una piana larga e avvolgente. Stile Hoka per intenderci.
La Pursuit accenna queste caratteristiche, ma è decisamente più tradizionale, con un drop di 8 mm vero anche alla percezione, e un rocker discretamente accennato ma ben concepito.
Sono rimasto colpito dalla soletta otolite interna.
Anche le colorazioni (bluette/arancio) l’allacciatura ed il taglio del collo piede leggermente squadrato danno l’idea di una scarpa convenzionale, anche se in linea con lo stile scott.

Calzata

La scarpa risulta essere ampia. A parte un po’ di pressione che deriva dalla zona plantare abbastanza accentuata e che a primo acchito non accoglie il piede come a casa propria, sia il tallone che soprattutto l’avampiede e le dita hanno molto spazio sia in larghezza che in altezza. Chi ama le scarpe fascianti non troverà una buona compagna.
Ho provato a serrare bene attraverso i lacci la scarpa al collo del piede ma non si è rivelata una operazione possibile. La zona è abbastanza rigida e non si fa raccogliere dai lacci più di tanto… Forse dovrà ammorbidirsi un po'.
In ogni caso è sufficientemente comoda e la soletta non ha strane conformazioni come invece presenta per esempio la Clifton di Hoka.

Impressioni

La scarpa si rivela subito quello che è: una solida e affidabile compagna di allenamento che non riserva grandi spazi all’emozione. Tendenzialmente asciutta come risposta, assorbe bene l’impatto e consente di correre bene di avampiede. E’ molto stabile e dopo il sesto chilometro la sensazione di contatto della zona plantare è svanita.
Non concede gran ché al ritorno energetico, però consente di spingere adeguatamente senza disperdere energia. Sostanzialmente da’ la netta sensazione che stiate correndo con le vostre gambe senza trucco e senza inganno: le Pursuit fanno esattamente quello a cui sono chiamate: proteggere il piede dall’impatto con l’asfalto.
Ho anche notato con piacere che l’apio spazio in punta e il rocker ben studiato consentono di utilizzare le dita del piede in modo più attivo di altre moderne calzature e questo lo metto a vantaggio.
Nella mia mente si sta consolidando l’idea che le scarpe dotate di rocker accentuati e piastre in carbonio abbiano la brutta controindicazione di togliere lavoro alle nostre dita, rendendo la corsa meno naturale e sovraccaricando leggermente altri distretti tendineomuscolari.
Peccato per un leggero fastidio creato dal bordo della suola, che si alza di qualche millimetro a contenimento del piede, sulla parte esterna del metatarso dell’alluce (solo il sinistro).

martedì 7 febbraio 2023

Prova Asics Noosa Tri 14 - Prima impressione

La prima impressione è stata quella di una scarpa molto sincera, ma non confortevole come speravo.
Conferma di essere una scarpa da gara per distanze brevi e in questo mantiene tutto quel che promette, a dispetto di alcune recensioni che l'hanno descritta come morbida e confortevole.
Confortevole lo è, in quanto la tomaia, almeno per il mio piede, ha la giusta dimensione. Non è fasciante come una Nike, ma neppure quel tantino larga come certe Saucony o peggio Hoka.
Il drop di 5 mm si avverte chiaramente, più di quanto non lo abbia notato nella Clifton, forse anche perchè in quel caso la quantità di gomma e la maggiore morbidezza rende più ovattata la sensazione di corsa.
La Noosa invece ritorna una sensazione più asciutta. 
Asseconda bene la corsa di avanpiede, assorbe con solidità la falcata, non ritorna molta energia, ma permette di sfruttare bene la forza impressa alla scarpa, senza sprechi.
E certamente permette più di altre di sentire quel che succede sotto le suole.
Scendendo da scarpe piastrate quali le nike Fly fliknit e Saucony Endorphine Speed 2, è evidentissima la stabilità offerta, a garanzia di una corsa più naturale e meno stressante per caviglie.
Per contraltare, però, paga molto in termini di ammortizzazione ed elasticità, forse un po' troppo.
Si rivela dunque una vera e propria scarpa da Sprint, dove darà il meglio di sè per gli accorgimenti che, tra le poche, favoriscono rapidità di calzata, utilizzo senza calze e areazione del piede.
La scarpa ha infatti il collo che si prolunga all'indietro per consentire lo scivolamento del piede al suo interno, e un grande occhiello sulla linguetta per attaccarvisi. Viene fornita inoltre già in acquisto degli indispensabili lacci elastici coordinati.
L'unica perplessità riguarda la dinamica di calzata evidentemente pensata dai progettisti. L'appendice sul retro non è infatti sufficiente per essere saldamente afferrata con le dita, tirando la scarpa verso di sè, mentre si sta su una gamba sola in fianco alla bici, ma evidentemente si è pensato che fosse più efficiente consentire all'atleta di infilarvi il piede con scarpa a terra e, sfruttando il proprio peso, infilarla tirando la linguetta e scivolando sull'invito dato dalla protuberanza posteriore.
Il mio auspicio è che questo, però, non favorisca l'insorgere di crampi, dal momento che si va a sollecitare la catena posteriore della gamba, già provata dalla sessione bici.
Detto questo, la scarpa non mi dispiace, ma chiudo con la sensazione che una scarpa ben più vecchia e meno pretenziosa quale la Saucony Breakthru, a mio giudizio molto incompresa, esprimesse alla fine le stesse se non migliori qualità, pur non essendo una scarpa specifica per la triplice.
Ho corso solo 7 chilometri senza variazioni di passo, per cui potrei ritornare sull'argomento,e lo spero vivamente, e ricredermi o correggere alcune considerazioni.





mercoledì 26 giugno 2019

Infortuni e triathlon

Questo è un grande tema.
Ecco, se fossi a capo di una società di triathlon, o se ne fossi l'allenatore, la prima cosa che direi a chi si vuole iscrivere è: attenzione, lo sport può nuocere gravemente alla salute!
Così ci sarebbe meno concorrenza, ahahh!
Scherzo.
Il fatto è che uno sport di resistenza come il triathlon (in realtà tutti gli sport se praticati a livello agonistico) sottopongono a grandi stress il nostro fisico, ed è per questo che le regole fondamentali per vivere al meglio la nostra passione sono fondamentalmente tre:
1 - impara bene la tecnica;
2 - fai esercizi di rafforzamento, allungamento e massaggio
3 - prenditi dei tempi di recupero.
Ed anche così, purtroppo, si incorrerà in qualche infortunio, ma essere conspevoli e applicare queste tre regole è l'unica maniera per minimizzare i problemi.
Mi piacerebbe compilare un breve decalogo sui principali rischi di infortunio cui si sottopone un triatleta per gioco come me, in modo da far prendere consapevolezza a chi si avvicina a questo bellissimo sport sui rischi e sulle accortezze da porre in essere da subito.

Il fatto che tuttavia mi sconvolge, è che l'esperienza non è mai abbastanza, ed un mese fa mi sono procurato uno strappo di 30 mm sul polpaccio senza nemmeno rendermene conto....



mercoledì 11 luglio 2018

La Sportiva Ultra Raptor

Eccola lì: aggressiva, ha i colori minacciosi e allertanti di un'ape che ti fa un bogno così se ti avvicini. Solida, protettiva, stagna! Si vede che c'è gore-tex ovunque!
Altro che la sportina dentro le scarpe che mi consiglia con fare smaliziato il re del trail running rodigino Mister Roccia l'Aguzzino Segantin!!
Il meglio della tecnologia italiana!! Una suola che se lanci la scarpa sul soffitto ci si appiccica! No banane! E nella soletta, ortolite come piovesse, che con la punta rinforzata, i materiali ultraammortizzanti nella suola e sul tallone, la rendono il top di gamma delle mountain running della casa Trentina.
175 euro che se li dividi per i chilometri che farai negli ultratrail per cui è stata progettata, con la tomaia un po' larga per assorbire il gonfiore di un piede stressato, sono bazzecole!
Se poi la trovi in super sconto nel negozio sotto casa di una Rovigo che tra poco ci tolgono anche le Poste Centrali, è scontato che ti scende la bava, ti sale la scimmia, e te le porti a casa.
Solo quando vedi l'addebito scendere in conto ti domandi: - Ma io quando mai farò ultra trail? Quelle cose da oltre 50 km con dislivelli positivi che ti bagnano la schiena di sudore al solo pensiero? - Ma subito il tuo cervello di triathleta bulimico e vagamente bikpornaro rimuove la scomoda e troppo ragionevole domanda e si gode la vista del nuovo acquisto pregustando il primo trail sui Colli Euganei, dove non farai più la figura del "peocioso" che con le Pegasus usate trattiene il disagio su ogni ciottolo appuntito dei sentieri.
Anzi ti distinguerai dalla massa di Speedcross 4 dai mille colori quasi anni 80 per esibire l'aplomb di un prodotto supertecnico da veri intenditori che non si fuma le tacchette nei primi 100 metri di asfalto!
Finalmente, dopo 3 mesi nell'armadio, arriva novembre e ti ricordi del super acquisto e cogli la prima occasione, fosse anche l'ascesa dell'argine dell'Adige, per infilare il tuo piede Nella Scarpa.
Ci corri un po' e ti salgono dubbi amletici.
Sì, pechè se nella 42,5 ci stavi proprio strettino e la punta batteva, ora su questa 43 che si è scaldata, ci si balla un po' troppo e toh....! Il piede scivola in avanti e picchietta sulla mega protezione. E poi qualche sassolino ogni tanto entra...
Poi ti rincuori perchè fai un frontale tra il tuo alluce e un sasso nascosto sotto una foglia e bacesresti l'AD de La Sportiva per tutta quella gomma che hanno messo là davanti.
E poi sono comode dai! Nessuna interferenza sul collo, la linguetta si sposta appena ma è attaccata molto in alto e più di tanto non se ne va, i lacci sono di ottima qualità e la suola è bella rigida, gripposa, e non ti fa sentire le asperità del terreno. Tiene su roccia asciutta e bagnata, tiene su brecciolino e su fanghiglia. E non pare neppure disintegrarsi troppo facilmente. Voto 10
Sono pesantine è vero, ma non ho un passo da Kilian Jornet per cui il mondo non sarà peggiore.
Ottime in inverno, non sono importabili in estate, anche se non sono di certo le più areate.
Ottime scarpe dunque, che mantengono quel che promettono, con qualche avvertenza: la tomaia è larga e i più magri, prima di avere i piedi gonfi come zampogne perchè stanno "arando" le Dolomiti da 5 ore, tenderanno a scivolare in avanti, con il risultato che la protezione che è tanto utile contro gli urti, diventa un po' fastidiosa contro le unghie.
Si potrebbe pensare di strizzare i lacci sul collo del piede come il corsetto di una dama del '700, ma la cosa non funzia per via della rigidità strutturale della scarpa, e l'unico risultato sarà di fermare la circolazione vicino alla caviglia.
Il mio consiglio perciò è (a parte quello di arrivare un'ora prima dell'apertura della zona cambio, ahahah! cit. Maranga (letteratura da chat per chi non comprende)) di considerarle soprattutto per l'uso cui sono rivolte, ovvero ultratrail, o se non si ha un piede troppo striminzito e si cerca una calzatura top.


mercoledì 9 maggio 2018

L'allenamento basato sul cardio è superato?

Intanto colonna sonora per questo rientro nel blog dopo lungo tempo
Rimando il lungo riepilogo dell'anno sportivo intercorso dall'ultima bloggata, e con più fatica rimando pure la descrizione della bella gara di Caldaro, con grande sollievo per le natiche dei miei appassionati lettori che potranno sopportare la pressione della ciambella del water per il tempo strettamente necessario alla lettura di quanto sotto.
Sto preparando un triathlon medio, che svolgerò (scongiuri) il mese prossimo e mi sono ovviamente e disciplinatamente rivolto al mio coach Stefano Bortolami, detto Robobort, #dapaloapalo per gli amici stretti.

Così ieri sera l'allenamento in bici consisteva in una banalissima andata e ritorno da Calaone, con l'imperativo di stare almeno 10 minuti al medio.
Per i non addetti, cosa significa medio? Al telefono con Bort, che ha ceduto alle mie richieste di indicazioni del tutto sommarie, viste le scarse pretese e aspettative agonistiche del sottoscritto, abbiamo individuato il medio con la seguente rigorosa formula scientifica:
Bort:- a quanti battiti vai al massimo in bici? -
Io: -162, ... 165 battiti -
Bort:- Bon, no sta superare i 155 -
Forte di questo indiscutibile riferimento, così ho fatto: riscaldmento 10 km, 10 minuti a 155 battitti medi, riposo in scia, altri 10 minuti a 155.
Al di là dello scherzo, propongo una pagina del buonn Dr Albanesi a proposito del fondo medio, che con riferimento al battito cardiaco vale anche per il ciclismo, nella consapevolezza che le soglie per il ciclismo sono mediamente più basse di quelle per la corsa https://www.albanesi.it/corsa/medio.htm,  ed un articolo più specifico per il ciclismo, trovato in fretta, lo dico, dove c'è anche una tabellina per calcolare approssimativamente le andature https://allenamentonelciclismo.wordpress.com/allenamento/i-range-di-allenamento/
Al rientro mi ripropongo per la stessa sessione, ma un giovane e talentuoso compagno di squadra, Giorgio detto Clint Eastwood per il suo carattere aperto, sorridente e incline al dialogo, o anche Magrebino, per la barba irsuta che gli cinge le guance fino quasi a toccarsi sulla nuca, che spesso sfoggia con orgoglio,
mi si affianca e scuote la testa e mi fa:- Mah... - facendo il verso a una mia battuta ad un suo allenamento di qualche giorno prima..
- Che c'è Clint (ieri aveva la barba corta)?!?  - gli sparo
E lui:- per me vai troppo forte! -
E io: - sono a 155 bbm, come mi ha detto il Bort! -
Lui:- ma ancora a guardare i battiti?!?!? E' superato! Devi vedere i watt! -
Io di rimando: - non ce l'ho il misuratore di watt Gio', costa un botto e io comunque arrivo merdesimo -
- Non importa - mi dice - allora dovresti guardare velocità e tempo! Una gara mica la fai col battito! -
- Ok Giorgio, ma come fai su strada? Tra vento, salita, discesa, scia, come fai? -
- Bhe, a sesazione! Ormai dovresti conoscerti! -
Non mi ha convinto. Abbiamo animatamente discusso per gli ultimi 15 chilometri sull'argomento, senza venire a capo di nulla.
Giorgio si è anche quasi offeso per il fatto che non gli credessi e che non capissi.
Per quanto mi riguarda, tuttavia, per quanto lui effettivamente abbia ottenuto ottimi risultati da quando lo seguo, le teorie sui metodi di allenamento devono avere una base scientifica e una buona sperimentazione, non mi è mai piaciuto andare sulla fiducia, e nella nostra discussione, non mi ha portato argomenti persuasivi che mi convincessero.
Ora, come spesso accade, le forti divergenze nascono da parziali fraintendimenti e da carenze comunicative.
Nella fattispecie, Giorgio è un ottimo atleta ma, mi sa, uno scarso comuinicatore. Forse per la giovane età, tende a infiammarsi se non ottiene il suo scopo, e la cosa che non lo seguissi lo ha non poco scocciato.
Io, da parte mia, mi sono invece incuriosito, perchè dalla discussione sono emersi due argomenti interessanti.
Il primo riguarda il concetto di andatura media. Su questo ho convenuto con Giorgio sul fatto che non necessariamente sono nel giusto pensando di essere al medio a 155 bpm. Del resto sono consapevole di aver individuato tale soglia con metodo altamente spannometrico.
Il secondo riguarda invece il concetto per cui il cardio non basta.
Io insistevo con lui sul fatto che essendo un amatore, con poche pretese e risorse, la regolazione degli allenamenti sul cardio sia per me il metodo più economico e attendibile, pur consapevole che non ha valore assoluto. Anche il cardio può non essere significativo, in condizioni di caldo, di affaticamento, o di momento della giornata in cui si pratica sport. Ma è il migliore a mia disposizione e per i miei obbiettivi. Mentre non capivo come avrei potuto regolarmi coi watt, essendo privo di misuratori, nè con la velocità, salvo in pista o in vasca, dove le condizioni ambientali sono sempre simili.
Il concetto di sensazione può a mio avviso avere una sua validità, ma solo per sportivi di lungo corso, che conoscono le proprie capacità, hanno i propri riferimenti, non certo per neofiti.
A suffragio delle sue tesi, la sera il mio amico mi manda un articolo molto simpatico:
http://8020endurance.com/heart-rate-training-is-dead-long-live-heart-rate-training/
In pratica si dice che il cardio non è sempre affidabile, e andrebbe preso come una conseguenza dell'allenamento, mentre dovendo noi allenarci per il risultato, ha molto più senso guardare a tempo e watt. L'articolo però si conclude dicendo che anche watt e tempo non sono sempre applicabili, perciò è corretto avere sempre tutti e tre i parametri.
Giorgio ed io non ci siamo incontrati per il semplice fatto che siamo partiti dai due capi della corda. E come sempre la verità sta nel mezzo. Del resto prima di lasciarci stavamo ammorbidendo le posizioni e Giorgio ha riconosciuto che non solo di watt e velocità si vive, mentre io a ben vedere in molti allenamenti di corsa guardo più velocità e tempo che cardio...
Ad ogni buon conto, sono felice della discussione, che mi ha portato, guardando il sito da cui Giorgio ha preso l'articolo, a scoprire che le teorie più recenti sull'allenamento long distance prevedono una ripartizione 80 20 tra bassa intensità e alta intensità, con lo scopo di allenare la resistenza e le performance senza stressare troppo il fisico.
Propongo quindi una lettura che ritengo significativa.
https://www.spiritotrail.it/blog/allenamento/blog/376-l-allenamento-polarizzato-e-la-regola-dell-80-20
E ancha inquò, ghe n'emo dà!

giovedì 4 maggio 2017

INIZIO MAGGIO - AFFATICAMENTO

E' successo di nuovo. Nonostante tutto.
Nonostante l'esperienza. Nonostante la consapevolezza.
All'inizio della settimana scorsa iniziava la cosiddetta settimana di scarico, una settimiana che nei microcicli di allenamento è dedicata al recupero delle forze fisiche e mentali spese negli allenamenti intensi delle settimane precedenti.
I buoni propositi c'erano... del resto ho fatto la mia prima gara il sabato precedente.... una settimana soft ci stava proprio bene! E poi lo sentivo! Lo sentivo che le mie ossicine, i miei muscoletti, chiedevano, pretendevano un po' di pausa....!
Voglio di'... un mese prima stavo ancora a chiedermi quando avrei ricominciato a correre, poi mi sono sparato tre settimane di allenamenti come se infortunio non ci fosse stato o quasi... era lecito darsi una calmata...!
Che poi, una calmata, nell'esagitato mondo del triathlon, lo scarico corrisponde a fare quattro sessioni di allenamento a 140 battiti.... non proprio una vita sedentaria...
Invece no!
Si parte per una corsetta in solitaria, ci si scalda un paio di chilometri, poi ci si ricorda di quel bell'allenamento dell'anno scorso in cui si alternava un chilometro in soglia a un chilometro blando,... "ma si proviamo, ma sì le gambe girano..., senti che figata.... ma chi m'ammazza a me...." e finisce che ti fai 11 chilometri quasi a cioda di cui 3 almeno non preventivati...!!!
"Eh ma domani a nuoto mi metto dietro e spingo na paperella di gomma col naso!"
Sì, sì!!
Finisce che si fa sessioni da 400 mt a cioda e che resti là davanti che ormai lo senti un po' il tuo posto, che poi dietro ti annoi, che  in quinta corsia vanno troppo forte e nella tua corsia nessuno gli va davvero di starti davanti e se ti metti dietro non ti sale il cuore e insomma ... altro allenamento bello pesante!!!
"Ma sì, giovedì per fortuna devo lavorare come un cretino e niente sport...."
Poi però il venerdì arriva, in vasca si è pochi, e alè che anche se il tuo buon amico ti dice di star buono, te ti godi a vedere ste due braccia che girano e che ti conquisti il tuo posto in corsia cinque e ti illudi alle parole che sì mollare un po' non significa star fermo e che tanto domenica e lunedì sarai fermo per forza...
E via che ne vien fuori un altro bell'allenamento.
Coì il sabato mattina, in barba ai tuoi migliori progetti ed ai tuoi più fervidi entusiasmi, che vorresti fare un giro in bici di mille mila chilometri, ma la stanchezza, quella vera, è arrivata, e  ti ha eroso da dentro, e se moralmente ti senti obbligato a infilarti negli attillati indumenti da minchiaciclista, dall'altra parte guardi nostalgico le coperte da cui ti sei sfilato poco prima, e quel pallido sole là fuori non sembra poi così invitante....
"Ma siamo triatleti, che cazzo! Anzi, sai che c'è?!? Vedo pure se c'è qualcuno che esce con me, anche se srebbe meglio fossi da solo, che se mi rompo rientro senza tante storie!!!
Tanto non viene nessuno alle 8."
Infatti! Ecco Bazzan! "Mi vesto  e scendo!", scive in chat.
Ma proprio Bazzan!!
Arrivati ad Este ero già finito!
Gamba vuota!
Ho capito cosa vuol dire gamba vuota: te la senti vuota, cava, fisicamente proprio!
Ti pare che se la sezioni ci trovi un buco come nell'uovo di Pasqua!
Infatti non va!
Fin che meni a 100 pedalate in piano ancora ancora.
Quando ci devi dare di potenza o rilanciare,.... non trovi niente!
E il piacere si trasforma in sofferenza.
E invece Bazzan aumenta, e il tuo orgoglio s'ingrifa, s'incazza, si dimena, e spingi fin che ne hai, ma non ne hai! E il tuo amico si allontana, ogni tornante più lontanto, fin che capisci che non ce n'è proprio, inutile, na merda! E lasci perdere. E ti demoralizzi.
Così accetti di fare quel che puoi, con la coda tra le gambe.
Che nel mio caso poi è significato col casco in mano, perchè quando soffri, dentro e fuori, ti da' fastidio tutto, anche il berretto figo da ciclista che hai appena comprato!
E quando il tuo amico s'infila su per il Roccolo, e tu bestemmi a mitraglia, fottendotene amaramente di tutto il retaggio cattolico di sto mondo, e vedi che è stronzo il tuo amico, perchè si è allontanato abbastanza da non udirti e da non essere facilmente raggiunto, ma non abbastanza da non essere visto e dunque seguito!
E lo sai che ti tiene per i coglioni, perchè l'orgoglio che hai tu è lo stesso suo, lo conosce bene, lo sa il bastardo che non mollerari a costo di farti scoppiare il cuore, a costo di farti l'ultima rampa di quella maledetta salita a piedi, ma non mollerai, lo sa!
E così spingo su sti perdali, che non ho più pignoni da mettere e ste gambe son dure cazzo! Son vuote cazzo!!
Non voglio neppure pensare che poi ci sono 25 chilometri a tornare a casa!!
Invece ci sono!
E Baz è la in cima che si mangia la sua barretta e quando arrivo sghignazza e quando vede il casco appeso al manubrio esplode in una sonora risata e aspetta tranquillo le insolenze che sapeva gli sarebbero arrivate. E se le gusta.
No pain no gain di sto cazzo!
Mesto mi avvio sulla strada del rientro, scendo il Roccoletto e chi ti trovo in fondo?
Michelino.
Degno compare di Baz.
Che pareva non aspettasse altro, appena ci vede ci si accoda e via su per Oci.
E te pareva...!
Era brutto scendere la Cingolina e volare a casa?
No, ancora salita, e su, biascicando bestemmie come foglie di coca, mentre i due davanti se la raccontano come fossero tra i banchi del mercato...
vi risparmio l'agonia del rientro, dove per due volte ho fatto segno di cedere, che tanto i 40 non li tenevo manco col motore, ma la generosità dei compagni mi ha tenuto all'amo fino a Rovigo.
"Si torna insieme, che tanto qua nessuno vince il Giro!!"
Ho capito... ma santodio... no ghe a fasso più!!!
Anche questo è triathlon.
Rispettarsi e capire quando è ora di stare a letto....