venerdì 17 aprile 2015

Test Nike Air Zoom Elite 7






Dopo l'allenamento di ieri e dopo aver finalmente ritrovato il piacere di spingere in pista, non posso non spendere due parole sul mio nuovissimo e azzeccatissimo acquisto.
Dopo la delusione delle Adidas Energy Boost che, lo ripeto, sono ottime scarpe, ma certamente inadatte alla pista e più indicate per corridori che utilizzano molto il tallone nella rullata, ritrovare, ancora accresciuto, il feeling che avevo con le precedenti e buone Nike Pegasus 28 è stato commovente.
Ero scettico: se sulla carta e dalle recensioni lette in giro, questa scarpa che spesso viene catalogata tra le A2 per la suola più rigida e meno protettiva delle classiche A3 e per il drop decisamente più contenuto, pareva perfetta per le mie esigenze, mi chiedevo se alla prova dei fatti non avrei rimediato un'altra delusione, accorgendomi, magari, di aver acquistato una scarpa troppo secca o poco ammortizzata per il mio modesto livello di preparazione.
Invece, al di là della calzata molto fasciante ma assolutamente confortevole, anche la risposta in movimento è stata all'altezza.
La configurazione anatomica della soletta è per me perfetta, mentre le Adidas mi davano meno appoggio plantare e il piede mi pareva sempre scentrato nella scarpa.
Il contenimento laterale perfetto.
Nelle ripetute veloci il piede restava al suo posto nella scarpa, e non tendeva a derivare verso l'esterno come prima, con le Energy Boost.
Ma quel che più mi ha convinto è l'appoggio.
Mentre prima faticavo molto a trovare l'appoggio dell'avampiede anche in assetto stabile, e quando lo trovavo poi mi sentivo poco accompagnato nella spinta, poco sostenuto, mentre spesso finivo per toccare prima con il tallone, sforzano inutilmente il ginocchio, ora  mi sono ritrovato ad atterrare direttamente sull'avampiede senza sforzo alcuno, e nella fase di spinta mi sentivo piacevolmente sospinto e invogliato a far "girare la gamba".
Se ne è accorto anche un amico, che notava come la gambata all'indietro fosse più alta del solito, come è giusto che sia.
Tutto ciò, conservando un discreto livello di ammortizzazione, anche se inferiore alle Adidas.
La qualità dei materiali e la realizzazione della scarpa non lasciano spazio a critiche.
Molto tecnologici e sofisticati i tiranti che passando sotto la tomaia e vanno ad afferrare gli occhielli dei lacci.
Leziosa la scritta sui "pirolini" dei lacci, "competitor", ad indicare l'indole sportiva della scarpa, così come il logo con due coltelli incrociati sulla linguetta, che per inciso è studiata per non scivolare da parte durante la corsa.
Solo la suola a prima vista lascia un po' delusi: sembra di materiale più economico e meno elaborata della Energy, ma la sua realizzazione prevede come da brevetti Nike il consueto sistema Air, con cuscinetti d'aria annegati al suo interno, e strati a densità differenziata.
Sembra anche più duratura dell'Adidas, per la profonda scolpitura che presenta, ma in realtà pare che si consumi in fretta.
Questo solo il tempo potrà dirmelo.
Ora, perciò, mi ritrovo come non avrei penasato ad inizio anno, ad avere una scarpa per il lunghi e gli allenamenti lenti su strada e una scarpa performante per le ripetute e le gare corte e medie.
Come quei "boni"!
Ahahah!

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