Bhe, un po' di pausa ci sta. Cercherò di recuperare a breve le cose più carine accadute ne frattempo, come l'allenamento olimpico di ROsolina o la corsa prematrimoniale del Roccia.
Subito, invece devo dire che non sono stato troppo saggio: l'entusiasmo per le teorie del barefooting e dell'utilizzo delle fivefingers mi ha giocato un brutto scherzo.
Da ormai 10 giorni al mattino, quando mi alzo, sento un forte indolenzimento dei piedi, che arriva quasi alla soglia del dolore.
Il fatto che tale sensazione si dileguasse pochi passi dopo il risveglio, mi ha fatto trascurare la cosa, ma il protrarsi di questa fastidiosa sesazione mi ha portato a studiare un po' la possibile causa.
Non ho impiegato molto a desumere che questa sintomatologia rappresenta con relativa certezza l'inizio di una fascite plantare, che se per il momento non è dolorosa, neppure durante una corsa, se trascurata potrebbe darmi molti problemi.
Link trovato con digitazione dolore pianta piede
Per questo, dopo una telefonata al dottore e un consulto con l'allenatore, ho presto deciso di sospendere gli allenamenti di corsa e, con mio grande dispiacere, annullare la gara di Peschiera.
Forse sarebbe stato meglio avessi letto prima quanto segue, e considerato più attentamente i suggerimenti di Vibram per l'utilizzo delle loro scarpe.
Comunque ora seguirò i suggerimenti del dottore e reperiti in rete, ovvero riposo dalla corsa, impacchi con ghiaccio e antinfiammatori
Intanto inserisco un brano trovato su Runners.it:
Correre scalzi: si o no?
di Massimo Santucci
Correre
a piedi nudi e quindi in modo più naturale possibile o proteggersi con
calzature sportive per evitare ogni tipo di rischio?
Correre a piedi nudi priva di un ritorno elastico dato dalla scarpa?
Questi
e tanti altri temi andrebbero affrontati per dare risposte esaustive
sull’argomento. In questa occasione ci avvaliamo di due esperti del
piede che alleno e con cui condivido studi in materia. I chinesiologi
Daniele De Pasquale e Marco Giambastiani ci esprimono i loro pareri a
riguardo. A mio avviso la loro testimonianza è molto utile poiché
essendo atleti, sanno perfettamente cosa significa correre.
Prima però due parole sul piede.
Il piede
Il
piede, si trova all’estremità dell’arto inferiore ed è una struttura
anatomica molto importante, poiché ogni carico generato da movimenti e
attività sportive, agisce su esso. Lo scheletro del piede è formato da
26 ossa (numero che può variare da persona a persona per la possibile
presenza di ossa accessorie o di sesamoidi) che vengono generalmente
divise in:
Tarso,
che costituisce la parte posteriore del piede e contribuisce a formare
lo scheletro della caviglia e del tallone. Vi possiamo trovare due fila
di ossa: la fila prossimale, formata dal talo e dal calcagno e la fila
distale, formata dalle tre ossa cuneiformi, dall’osso cuboide e
dall’osso scafoide.
Metatarso,
che costituisce la metà anteriore del piede, è formato da cinque ossa
metatarsali che fanno da tramite tra il tarso e le falangi che
compongono le dita del piede.
Falangi, sono 14 piccole ossa.
Tutte
le dita del piede sono formate da tre falangi, a eccezione dell’alluce,
che ne ha solo due. Tutte le ossa del piede, presentano un rivestimento
di cartilagine, elastica, ma anche resistente, che consente lo
scorrimento delle ossa nelle articolazioni. La parte superiore del piede
è chiamata dorso (o collo) del piede, la parte inferiore pianta.
Esistono
varie patologie che colpiscono il piede, le più diffuse sono l’alluce
valgo, una deformazione dell’articolazione del primo dito e il piede
piatto, caratterizzato dalla riduzione dell’arco plantare.
Curiosità
Nei
Giochi Olimpici del 1960 a Roma, Abebe Bikila, corse l’intera maratona
senza l’uso delle scarpe ottenendo la medaglia d’oro.
Questa scelta tecnica fu concordata con il suo allenatore. Nel 1964 bissò il successo correndo con le scarpe.
Otto domande all’esperto
(Dr. De Pasquale)
Come mai corri a piedi nudi?
Fondamentalmente
perché ero sempre alla ricerca di una scarpa che lasciasse la maggior
libertà al piede. La trovavo sempre troppo alta o stretta e ho
cominciato a “togliere” sempre più, in 4/5 anni sono arrivato a correre
scalzo.
In allenamento corri sempre scalzo?
Adesso
si, ma è stato un passaggio graduale. Faccio sempre il solito percorso
lineare su asfalto, solo quando sono fuori corro con le FiveFingers di
pelle.
Quanto perdi in termine di prestazione?
Sotto
i 10 km adesso guadagno, inizialmente perdevo perché dovevo reimpostare
la meccanica. La spesa energetica dovuta al correre scalzi è secondo me
trascurabile fino ai 10 km. Sulle lunghe distanze invece c’è una
perdita in termini cronometrici perché correre scalzi è più dispendioso.
Correndo scalzo hai risentimenti maggiori dopo gli allenamenti e nel post gara?
Sto
molto meglio. Durante la corsa sento i polpacci che lavorano tanto, ho
un impegno maggiore, fatico di più, anche se corro lento sono impegnato
muscolarmente, ma finita la seduta non avverto fastidi.
Tutti possono correre scalzi?
Dipende da che tipo di vita ha fatto il podista, dal suo trascorso sportivo e se ha avuto traumi di rilievo.
Consigli di fare allenamenti con le FiveFingers agli atleti che tratti?
Solo
qualche uscita a chi non ha nessun problema e si è abituato nel tempo a
usare i piedi. Ciò aiuta a ritrovare la naturalezza al piede.
Un consiglio per i podisti?
Per tutti consiglierei una minimalista, niente zeppe ai piedi.
Un’ultima nota?
Dovremmo dedicare alla corsa non più di 30’ al giorno, questo tempo sarebbe perfetto.
Se
vogliamo fare cose più grandi dobbiamo guadagnarcele con il continuo
allungamento delle catene posturali. Io faccio lunghe distanze, come le
maratone, ma so bene che per fare ciò e stare bene devo dedicare ampi
spazi di tempo al mio corpo.
Correre: con quale tipo di scarpa? Scalzi è meglio?
(Dr. Marco Giambastiani)
Prima
di esporre la mia opinione su un tema tanto affascinante vorrei fare
una premessa: facendo il chinesiologo, più precisamente occupandomi di
riequilibrio posturale, vorrei far suonare un allarme per tutti i
podisti e altri atleti sulla questione piede.
Mi
trovo ogni giorno davanti sportivi, podisti, triatleti, ecc. che non
riescono a eseguire movimenti semplici come la flessione delle dita del
piede, flessione-estensione dell’articolazione tibio-tarsica e altri
semplici movimenti senza che si scatenino crampi violentissimi.
Mi
sembra di notare che l’attenzione dello sportivo medio sia sul tipo di
calzatura da comprare (e qui arrivano i più svariati consigli, anche da
chi non sa minimamente com’è fatto e quali funzioni abbia il piede), che
non sulla salute del proprio piede.
Quella
che noi snobbiamo è la parte del corpo che ci permette di camminare,
correre, orientarci nello spazio, manda continuamente segnali al sistema
tonico-posturale e infine si adatta alle tensioni muscolari che
derivano dalla parte superiore del corpo. È la sola parte del corpo che
ci tiene quasi costantemente in contatto con il nostro pianeta!
Logicamente,
la salute del piede, ha un ruolo fondamentale nella corsa. Esso è fatto
di muscoli, e anche questi muscoli hanno diritto ad allungarsi per la
propria salute ed efficienza.
Quindi pensiamo
al piede come una parte del corpo da curare, rendendola sensibile
(propriocezione, più il piede è sensibile, migliore sarà la meccanica di
corsa) allungando i vari muscoli estensori e flessori (un piede
elastico ci dà una maggiore spinta e previene i traumi tendinei
ammortizzando maggiormente).
Fatta questa
premessa, cerchiamo di dare risposte concrete su chi si chiede quale
calzatura comprare e se addirittura sia meglio non usarle affatto.
Rimane una terza opzione che è rappresentata dalla corsa con le famose
scarpe con le dita.
Cercando di spiegarmi con
una terminologia semplice, la corsa a piedi nudi non è adatta a tutti,
anzi a pochi, pochissimi soggetti. Per provare a correre senza l’ausilio
delle scarpe è necessario avere una postura pressoché perfetta (cosa
praticamente impossibile) e non si devono aver subito traumi agli arti
inferiori (fratture, tendiniti, tendinosi, ecc), dando per scontato che
il soggetto si sottoponga a sedute di allungamento globale, e faccia
quotidianamente auto posture di allungamento globale (cosa assai
improbabile, visto che ai più l’allungamento globale è sconosciuto).
I
vantaggi di correre senza scarpe derivano dal fatto che la meccanica di
corsa risulta essere più pulita, libera, il piede con tutti i suoi
propriocettori funziona per quello che è la sua natura e i muscoli della
volta plantare svolgono il ruolo di ammortizzatore naturale. Siamo nati
scalzi, non con le scarpe. Di conseguenza vengono meno tutti i compensi
posturali che il corpo deve mettere in atto per un piede che funziona
solo a metà.
I centimetri di gomma, infatti,
che mettiamo tra il nostro piede e l’asfalto, modificano la nostra
meccanica di corsa/camminata in quanto il piede si adatta alla forma
della scarpa.
Gli svantaggi tuttavia sono
microtraumi ripetuti alle articolazioni del piede (e non solo) per due
semplici motivi: indossiamo scarpe fin da piccoli disabituando così il
piede al contatto col terreno (i muscoli della volta plantare si
irrigidiscono, non ammortizzano più); l’asfalto su cui corriamo è una
superficie troppo rigida anche per chi ha il piede in perfetta forma e
un’ottima postura.
La corsa con le scarpe con
le dita ha una meccanica di movimento pressoché identica a chi corre
scalzo, avendo come suola 2 mm di gomma che servono per la protezione
del piede ma non per l’ammortizzazione. Quindi i vantaggi e gli
svantaggi sono gli stessi descritti precedentemente per la corsa a piedi
nudi (ovviamente a piedi nudi lo sviluppo propriocettivo è maggiore).
Per
quanto riguarda la scelta della scarpa da corsa: la scarpa deve essere
flessibile, il piede non deve stare immobile all’interno ma avere almeno
una minima libertà di movimento. Ricordiamoci che se il lavoro del
piede lo esegue completamente la scarpa, il piede diventerà rigido!
A mio avviso vedo troppe “scarpe gommone” che sarebbero per parlare in termini tecnici le A3/4.
Queste scarpe hanno troppi centimetri di gomma, sembra di correre sui tappeti elastici su cui giocano i bambini.
Il
piede non può funzionare bene in queste condizioni. Per iniziare, una
buona scarpa A2 (dai 180 ai 240 g) ci protegge comunque dai traumi
dell’asfalto. La forma non deve essere a punta, la scarpa non è
aerodinamica ma deve avvicinarsi il più possibile alla forma del piede:
quindi davanti è larga non a punta! Le dita del piede non possono
fondersi insieme dentro una scarpa, altrimenti saremmo nati con le
pinne! Le dita durante la meccanica della corsa si muovono, afferrano il
terreno per farci avanzare; non azzeriamo completamente questi
movimenti con scarpe che sembrano macchine da formula 1.
Dobbiamo
progressivamente arrivare a correre con scarpe sempre più leggere (A1),
flessibili e con la parte anteriore larga. Ce ne sono tante in
commercio, io stesso ne uso un modello di una marca molto nota, quindi
fateci attenzione quando acquistate le vostre scarpe, non sceglietele in
base al colore per farle intonare con il completino!
Infine,
fate molto allungamento globale di tutta la muscolatura posteriore ogni
giorno (bastano 10’), camminate scalzi almeno in casa e le scarpe con
le dita sono una buona terapia che potete fare ai vostri piedi
portandole nella vita normale di tutti i giorni per qualche ora.
Spero
che questi consigli vi possano aiutare per sviluppare al meglio il
vostro modo di correre e di camminare. Buona corsa a tutti!
Conclusioni
Le
riflessioni di questi due esperti, che lavorano ogni giorno sui piedi
dei pazienti, devono essere valutate con estrema attenzione.
Ognuno di noi però deve trovare i suoi equilibri e fare le sue scelte.
Un
venditore, un preparatore, un fisioterapista, ecc. ci possono aiutare a
trovare la giusta direzione, ma solo noi siamo in grado di capire con
precisione, ascoltandoci, quale strada prendere.
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