lunedì 27 ottobre 2014

TRIATHLON - I ALLENAMENTO BICI

Preso dall'entusiasmo e dal desiderio di non martoriarmi la schiena, oggi ho deciso di concedermi una uscita in bici.
Da solo, tanto per non fare figure di cacca aggratisse.
Del resto solo a guardarmi era un programma: la cosa più seria che indossassi era la maglietta termica da running, sotto l'intimo traspirante da moto, un paio di ciclisti di merdesima categoria e le scarpe da tennis con le prese d'aria sulle dita che a momenti mi son cascate dopo tre chilometri.
Bici: la trekking che ogni mattino mi accompagna in studio.
Giusto per far finta d'esser più serio e areodinamico, ho abbassato la pipa sotto l'orizzontale e alzato la sella alla "non fermarmi che mi schianto".
Sono partito a bomba: ancor prima di uscire dal cancello m'è scesa la catena.
Profluvio di santi e olio sulle dieci dita delle mani.
Ho rispettato il suggerimento di amici lasciando rapporti corti per non imballarmi le gambe.
Arrivato in viale della Pace a mo frullatore mi sentivo bello caldo e infatti ho beccato il rosso più lungo della settimana e sono rimasto alla mercè di tutte le signore suvvate di ROvigo che vedendomi fermo al semaforo nella mia improbabile tenuta mi giravano davanti pensando "ma guarda che pirla!!"
Indifferente a tanta alterigia, ho affrontato via Gramsci dietro un furgone euro meno 10 e tossendo mi sono dileguato nelle campagne dopo Granzette.
Ignorando completamente la mia andatura, dal momento che il neofita oltre che senza bici professional deve anche essere senza contachilometri, tiro giù un altro paio di santi quando constato che ho dimenticato la fascia cardio.
Però il panorama è bello, i Colli Euganei in lontananza spezzano la monotonia di campi e argini.
Mi godo il tiepido sole e filo entusiasta verso Lusia.
A 4 chilometri dal rinomato centro ortofrutticolo mi tira il culo, nel senso che proprio mi pare di averci delle piaghe e inizio a domandarmi come cacchio farò a fare gli altri circa 15 chilometri, ma questi pensieri lasciano immediatamente il posto ad una altro paio di sane imprecazioni quando scopro di aver fallato il bivio per il Bornio e di aver allungato di qualche chilometro per trovarmi in centro a Lusia.
Indomito, mi sciroppo la supertrada fino alla statale in compagnia degli autoarticolati carichi di verdure, per dirigermi forzatamente verso Villanova del Ghebbo.
Al segnalatore di velocità prima del semaforo mi faccio cogliere alla velocità astronomica di 26 km/h e ringrazioando il cielo per il privilegio di vergognarmi in completa solitudine, svolto fiducioso verso Costa, pensando che in fondo in bici si gira un gran bene!
L'ottimismo dura il tempo di un sorriso: sull'arginello in fianco al collettore scopro di essere esattamente controvento e oltre ad avere freddo faccio anche una fatica boia! Mi torna in mente ciò che lessi qualche anno fa su un libricino di cicloturismo: esistono solo due tipi di vento per il ciclista: quello a favore, ma soprattutto quello contrario.
Porco boia è vero!
Avvisto il campanile di Costa pensando con infinita nostalgia ai due cilindroni della mia moto, che con una girata di polso porrebbero facilmente fine alla mia sofferenza, ma in un impeto di orgoglio mi infilo la fascia per non ghiacciarmi i pensieri e mi incaponisco sul manubrio che Pantani è un dilettante!
Intanto dal fondo di un campo avvisto un airone cinerino che ria su la testa e mi osserva di sottecchi. E' troppo lontano perchè ne possa vedere gli occhi, ma dal suo atteggiamento capisco che pensa: - Ma guarda che pirla!!! -
Lascio lo stronzo airone nella sua indifferente immobilità e mi avvento sulla piccola salita vicino a Costa.
Mi alzo sui pedali manco fossi al Falzarego e butto giù tutti i rapporti, cazzo importa se era una pendenza dello zerovirgolapercento! Arrivo di là e incrocio un contadino che mi fa cenno neanche fossi uno di quelli seri! Mi piace però!  - Ti stimo fratello! - Ma l'orgoglio dura il tempo di infilare lo sguardo in una bella villa prima di Roverdicrè, dove intercetto lo sguardo di un gatto nero che neanche si degna di tagliarmi la strada come da contratto. Volge la testa con calma spocchiosa e capisco, capisco ciò che sta pensando: - Ma va' che pirla - pensa il bastardo, ignorando la fatica che mi sta costando riportarmi a casa!
Con le orecchie che tintinnano sul campanello (so che non è areodinamico, ma non avevo palle di togliere pure quello!), penso che sarà fatica di questo passo arrivare nei tempi alla prima Sprint, ma sono un uomo, e non mi posso dare per vinto, perciò chiudo la mia pedalata nello stratosferico tempo di 1:30 e rotti a una velocità media di ben 22 ricchi km/h e penso con masochistico fervore che nonostante tutto, sì, lo rifaro!
Ma che pirla!!

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