lunedì 27 luglio 2015

Prova fivefingers Bikila

Sai quando una sequenza di eventi pare studiata a tavolino e lasciata non proprio per caso sul tavolo della tua esistenza? Capita! Come quando, ormai al termine del libro Born to Run, intriso dei concetti di corsa naturale e di biomeccanica della corsa a piedi scalzi, entusiasta del fatto che quella che è stata una intuizione personale di qualche anno prima, dettata dalla necessità e sperimentata tra alti e bassi in prima persona, trova conferma non solo in studi biomeccanici, antropologici e statistici, ma anche nell'esperienza di un piccolo e affascinante popolo corridore del Messico, ecco, ti piove nella mail la solita promozione Amazon che però, per una volta, cattura la tua attenzione.
Mi propongono le Fivefingers della Vibram a metà prezzo. Ben presto il desiderio diventa malattia e il giorno dopo sono con l'amico e tester ufficiale Runlovers Enri Roccia a provare la taglia in negozio.
La sensazione è di estrema libertà, il rapporto col suolo diretto e piacevole, l'estetica molto.... Discutibile....
Insomma, se prima di indossarle le desideravo, dopo averle indossate il click su acquista è stato istantaneo. Mi intrigavano troppo!


Appena arrivate le ho portate per qualche ora, ma l'utilizzo nei movimenti quotidiani è paradossalmente più imbarazzante e meno intuitivo della corsa.
Appoggiare l'avampiede mentre si cammina determima un incedere poco spontaneo e fluido.
Chi vi vede vi smarca subito, tanto per intenderci.
Oggi invece ho potuto provarle per il loro utilizzo prevalente, la corsa su strada.
Ho insistito parecchio perché Roccia l'aguzzino fosse al mio fianco,ma pur avendo evidenziato quanta autorevolezza avrebbe tolta all'inaugurazione delle Fivefingers la sua assenza, visto che con qualche remora si è unito a me nell'acquisto, pur avendogli sottoposto i problemi che Nike e Adidas mi stanno creando con le loro pressioni e che solo un tester ufficiale come lui avrebbe potuto zittire, non sono riuscito a strapparlo alle sue incombenze domestiche.
Che per l'occasione sono diventate una fastidiosa tendinite assolutamente incompatibile con il barefooting!
Ma io non perdo entusiasmo, vado!
Mano a mano che le si indossa, l'operazione si fa via via piú agevole, anche se lo dico, bisogna comunque accompagnare con un minimo di pazienza i ditini dentro i rispettivi alloggiamenti....
Mi butto in strada....
Alla fine, dopo aver corso a piedi scalzi, non ho avvertito particolare disagio.
Certo la presa del terreno è decisamente secca e nei primi 2/300 metri appare più faticoso il rilancio.
Cambia completamente la tecnica.
La scarpa non restituisce alcuna energia elastica, tutto è affidato alla propria spinta.
Ben presto ci si rende conto che non bisogna "balzare", ma far girare le gambe, "fluire".
Per farlo, non c'è alternativa a sbilanciarsi in avanti, alzare bene le zampe e afferrare l'asfalto non più avanti della perpendicolare del proprio ginocchio.
Per chi capisce l'inglese intuisco che il seguente è un buon video:

Ancora una volta il passo si accorcia e di conseguenza aumenta la frequenza.
In pista ciclabile ho subito incontrato Massimo, in bici col figlio, che tenendomi compagnia mi ha un po' distratto dalla mia novità. Ho notato con piacere che per un buon tratto non ci ho pensato troppo e nonostante questo non ho patito atterraggi sbagliati o altri problemi.
Ho provato a far caso alla reazione delle persone che ho incrociato, ma come sospettavo ben pochi stanno a guardarti i piedi.
Solo un altro runner, quando le ha scorte, ha alzato subito lo sgardo per vedere il pazzo che le indossava.
Al chilometro 2,5 ho iniziato ad avvertire fastidio all'alluce sinistro e giustamente ho invertito la marcia verso casa.
Infatti poco dopo la vescica pizzicava in tutta la sua evidenza.
Ho percorso un bel tratto sull'erba e l'effetto ammortizzante rende più piacevole la corsa. Le dita vanno a cercare le irregolarità del fondo e vi si adattano.
Essendo abituato alla scarpa convenzionale, ci si sorprende a usare tutto il piede, dita comprese. In particolare il mignolo, che va ad aprirsi verso l'esterno per aumentare presa e stabilità.
Si nota anche che va proprio modificato l'assetto: se non ci si lascia un po' cadere in avanti, ovvero se, schiena dritta, non si avanza il baricentro inclinando un po' il busto in avanti, il gioco non funziona e capita qualche calcagnata.
Al km 3,5 la vescica faceva proprio male.
Per qualche secondo mi sono sconfortato.
Mi son detto: - Ora mi tocca l'umiliazione di zoppicare fino a casa! -
Poi la scoperta dell' acqua calda: ho 10 dita, tira su quella che duole!
Morale: ho finito i miei 5 km, rallentando un po', ma alla fine un 5:15 al chilometro mi è andato molto bene!
I polpacci hanno retto bene.
Per le piante, invece, sarà meglio che mi faccia un po' di calli!
Ps. Oggi, giorno dopo ndr, ancora tutto ok, solo una leggera sesibilizzazione dela zona come cacchio si chiama... Metatarsiale? Del piede, insomma quella dove si atterra.

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